Come vendere foto online

Associazione Nazionale Canon Club Italia

Come vendere foto online

Quando il mondo cambia, cambiano anche i vincenti e i perdenti. Vi faccio un esempio: nel 2008 c’era Blockbuster, storicamente l’Azienda più forte del settore del noleggio dei film e contemporaneamente esisteva Netflix, una piccola impresa innovativa che affittava DVD spedendoli per posta. Quindi: da una parte la multinazionale che nell’immaginario di tutti era sinonimo di forza, come lo sono tutt’oggi Coca Cola e McDonald’s, e dall’altra una realtà basata su un sistema innovativo, ma nemmeno lontanamente paragonabile per dimensioni al concorrente.

Quello stesso anno Netflix decise di compiere un passo decisivo: visto che la velocità di internet stava aumentando e che i clienti di Blockbuster erano scocciati di dover fare in andata e ritorno il percorso per prendere e restituire il disco, come in parte lo erano anche i suoi stessi abbonati che non amavano organizzare la rispedizione dei film arrivati per posta, capì che era arrivata l’ora di rendere disponibile un servizio che permetteva la visione collegandosi ad un sito. In altre parole: il mondo stava cambiando e loro interpretarono il cambiamento prima degli altri.

Oggi, grazie a quella decisione presa da un amministratore delegato lungimirante, Blockbuster non esiste più da 3 anni e Neflix vale 80 miliardi di dollari. In questo sito si parla di fotografia e, se ci pensate, nel nostro mondo sta avvenendo la stessa rivoluzione. Può piacere o non piacere ed io, se passate per stockfootage.it   non ci crederete, sono tra quelli che non pensa che sia una cosa del tutto positiva, perché conosco perfettamente quella categoria di persone che qualcuno definisce fotografi ma in realtà sono dei semplici possessori di reflex. So anche bene a cosa può portare l’abbassamento delle serrande dei negozietti che fino a 15 anni fa facevano business stampando rullini, ma che erano soprattutto un presidio di cultura e spesso anche un istituzione cittadina, in contesti urbani che sono sempre più il vuoto: di idee, di politica e di civile convivenza. Il punto è che l’onda è talmente forte che, questa volta, non è arrestabile.

A leggere quello che dicono i giornali tradizionali che, non me ne vogliano, saranno i prossimi a fallire, visto che non sono in grado di reinventarsi, per trovare un modo per farsi pagare le fotografie bisogna innanzi tutto aprire un profilo Instagram, cominciare a postare i propri scatti, aspettare che i follower arrivino e, quando e se si diventa popolari, guadagnare grazie alla pubblicità o all’indotto di essere diventati famosi. Sostenere una cosa del genere è più o meno come se ad una platea di Confindustria uno dei relatori consigliasse ai presenti di giocare al “Gratta e Vinci” per fare impresa. E’ vero che esistono pochi fortunati che grazie a quest’ultimo sono diventati ricchi, ma ci sono anche decine di milioni di Italiani che sono in costante perdita con quell’attività, oltre a qualcuno che ci ha anche bruciato i risparmi di una vita.

In più, se pubblicate le vostre foto su Instagram, la gente ve le può rubare e le può addirittura spacciare per sue, visto che internet è diventato il regno dove ognuno si sente in diritto di fare quello che vuole senza il minimo rispetto per il lavoro degli altri. Valutate voi se conviene seguire quella strada, io ve la sconsiglio.

L’unico modo per farvi pagare le foto, da diversi anni a questa parte, è il microstock. Esistono infatti agenzie come Fotolia, Shutterstock ed Istockphoto che le immagini, oltre a pubblicarle, le vendono per voi, fornendo tutta una serie di utilizzatori che va dai webmaster, ai pubblicitari, ai semplici appassionati che vogliono aprire un business online e che, per onestà o praticità, non si scaricano contenuti da Instagram o da Google. Parlo di un settore che vale oramai miliardi di euro l’anno e che, visti i fondi che sta ottenendo da venture Capital o da compratori (Fotolia è stata venduta ad Adobe nel 2014 per 800 milioni di dollari), non rappresenta il solito finto scoop giornalistico.

Considerate che la registrazione a tutti i siti (seri) di microstock è gratuita e vi porta via 10 minuti al massimo quindi, per quelli che non l’hanno ancora fatto, forse potrebbe essere, una volta tanto, un modo produttivo per passare del tempo su internet. Sottolineo che non c’è nessuna fregatura occulta: le Agenzie, per guadagnare, si trattengono una percentuale sulle vendite (nel caso migliore il 50%, nei casi limite oltre l’80).

Non voglio illudere nessuno, perché anche se è vero che ci sono fotografi che hanno creato un impero vendendo i loro scatti con questo sistema, un appassionato di buona tecnica che inizia oggi e ci dedica un paio d’ore a settimana, difficilmente può andare oltre i 50 euro al mese, se non cambia direzione e comincia a pensare a cosa chiede il mercato anziché alla sua arte. Poi, come in tutto, ci sono i campioni del mondo, ma sono solo 1 uno su 10 mila. In quel caso però, come è successo a Netflix e a tutte le realtà che ruotano attorno ad internet, non ci sono limiti di reddito.

Se volete iniziare ho pubblicato un video di pochi minuti che vi spiega come vendere le foto che avete già scattato. In bocca al lupo.

Professional photographer with camera, graphics tablet and laptop computer working in office, looking at monitor and thinking about

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