TECNOLOGIA CANON PER RACCONTARE EMOZIONI E ADRENALINA PER LA MISSION FREERIDE ALLE ISOLE LOFOTEN

Associazione Nazionale Canon Club Italia

TECNOLOGIA CANON PER RACCONTARE EMOZIONI E ADRENALINA PER LA MISSION FREERIDE ALLE ISOLE LOFOTEN

#LOFOTONICOTOUR: l’avventura di splitboard skialper per vivere la magia 

della natura dell’arcipelago norvegese

Milano, 8 settembre 2020 – Le isole Lofoten, nella Norvegia artica, sono il paradiso perduto per ogni freerider. Panorami mozzafiato, montagne che si tuffano nel mare e tramonti senza fine col sole che resta basso sull’orizzonte per ore sono solo alcuni dei motivi che rendono questo luogo così speciale. Non per ultimo il clima che è subpolare, nonostante le isole si trovino ben oltre il limite del Circolo Polare Artico, per una anomalia climatica causata dalla Corrente del Golfo.

Questo sogno artico è diventato realtà per 5 amici – appassionati di sport sulla neve – tra cui Federico Romanello e Michele Guarneri che hanno documentato il viaggio attraverso inediti racconti fotografici e video utilizzando una dotazione che comprendeva una Canon Powershot G5X Mark II e una Canon EOS 6D Mark II.

 

Per raggiungere questo sperduto angolo della terra, il #lofotonicotour è stato fatto interamente in van, partendo e rientrando dall’Italia! Oltre 3000 km, la sola andata, attraversando tra l’altro la Lapponia Svedese, ma qualsiasi fatica è stata ripagata appena messo piede a Laukvik, piccolo paese di mare sull’isola di Austvågøya. La tipica casetta norvegese, che ha fatto da base per i 10 giorni successivi alla crew italiana di splitboarder  e skialper, è stata da subito, dicendola all’inglese, una perfetta ‘home away from home’. Come se non bastasse, una intensa nevicata ha accolto i ragazzi durante il loro primo giorno in Norvegia creando le condizioni perfette per i giorni a seguire, contraddistinti da un mix di bel tempo, temperature poco sotto lo zero e neve stabile e polverosa.

Ma le Lofoten non sono solo freeride e risalite in splitboard e sci. La fatica necessaria a raggiungere le vette viene istantaneamente ripagata dalle viste mozzafiato a picco sui fiordi. La natura selvaggia di queste terre ha un fascino indescrivibile a parole, che solo le foto riescono a rendere giustizia. “Scenari naturali incredibili, tramonti infiniti, ripide pareti innevate che si tuffano nel mare, discese nella polvere e persino un giorno di surf nelle acque artiche sotto una fitta nevicata… È stata davvero una mission pazzesca!”, ha commentato Federico Romanello che, a proposito della macchina fotografica cui si è affidato, ha aggiunto: “Canon G5X Mark II è la compagna perfetta per un viaggio del genere; sta comodamente in tasca, ma la qualità delle immagini rivaleggia con quelle di fotocamere ben più grandi e l’ergonomia e i setting manuali permettono un controllo dell’immagine e una creatività impensabili con un semplice smartphone, per non parlare del mirino estraibile, apprezzatissimo in condizioni di luce estremamente intensa come nel caso di scatti sulla neve e dell’autofocus che non perde davvero un colpo!”

A Michele Guarneri – con EOS 6D Mark II – è stato demandato il compito di catturare le immagini più difficili, quelle di action o per cui servivano lunghezze focali particolari come il grandangolo, oltre che per quelle con scarsa luce, grazie alle ottiche disponibili e al sensore full frame che, unitamente alla tecnologia Color Science di Canon, permette di ottenere una resa delle immagini impareggiabile.

I giorni sono letteralmente volati, tra i tour con le pelli di foca (pelli sintetiche che permettono di risalire con sci e splitboard), le visite ad alcuni paesini iconici delle Lofoten come Henningsvær, Reine e Å – il paese col nome più breve del mondo – e persino una session di surf sotto una fitta nevicata a Unstad Beach, esperienza questa davvero unica nel suo genere!

Il ritorno in patria è stato segnato dalla notizia della chiusura della Lombardia per l’emergenza Covid che ha sorpreso il team durante il secondo giorno di viaggio. Informazioni ancora frammentarie che hanno però costretto a guidare non stop per 36 ore – con i dovuti cambi al volante – per essere sicuri di arrivare prima del lockdown.

Il viaggio si è concluso per tutti con una certezza: la visita a questo angolo di paradiso artico è stata la prima, ma non sarà di certo l’ultima!

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