Arbeit macht frei

Come è noto, erano queste le parole che si leggevano sul cancello di ingresso nel Lager di Auschwitz. Il loro significato letterale è «il lavoro rende liberi»; il loro significato ultimo è assai meno chiaro, non può che lasciare perplessi.
È più probabile che avesse significato ironico: che scaturisse da quella vena di umorismo pesante, protervo, funereo, di cui i tedeschi hanno il segreto, e che solo in tedesco ha un nome. Tradotta in linguaggio esplicito, essa, a quanto pare, avrebbe dovuto suonare press’a poco così:
«Il lavoro è umiliazione e sofferenza, e si addice non a noi, Herrenvolk, popolo di signori e di eroi, ma a voi, nemici del terzo Reich. La libertà che vi aspetta è la morte».
Primo Levi, in «Triangolo Rosso», Aned, novembre 1959.
Ho preferito accostare questo titolo ad uno scatto che non ritraesse banalmente solo la scritta sul cancello del campo di sterminio; il mio intento era far capire come solo 2 metri di terra dividessero due esseri umani uguali ma in realtà diversi, diversità sulla base di una “razza” che avrebbe portato allo sterminio di una e alla gloria dell’altra.
Canon Eos 700D + 10-18mm F/11 1/250 sec. 10mm ISO400
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