La "Cartiera Latina"
Il vedere che la sezione reportage é tra le meno frequentate del sito mi rattrista non poco perché sono convinto che questo genere di fotografia, per la vasta gamma di scatti che possono essere utilizzati, è sicuramente l’approccio alla fotografia più completo che ci sia e, sicuramente, per il neofita, il miglio banco di prova per ricercare quali sono i generi fotografici per i quali è più portato.
Ad uso e consumo dei due-tre lettori (di manzoniana memoria) che mi pregiano della loro attenzione, ho deciso di postare un reportage ancora più complesso e disorganizzato rispetto alla mia ultima proposta.
Lo scopo è, semplicemente, quello di stimolare quanti hanno bisogno di una spintarella per decidersi a raccontare e raccontarsi attraverso la fotografia e quanti non hanno ancora provato a produrre un reportage perché non hanno idea da “come incominciare”.
Si tratta del racconto di come, dopo un primo “incontro” con questa location, ho pensato di sviluppare ed arricchire le foto già scattate.
Il tutto è iniziato un sabato mattina quando, percorrendo a piedi l’Appia Antica, per curiosità, ho attraversato il portone di quello che, in modo evidente (non fosse altro che per le due bandiere che ne incorniciavano l’entrata), era un edificio pubblico e, molto probabilmente, doveva contenere degli spazi per attività culturali.
Varcato il portone, mi è apparso immediatamente davanti agli occhi un manifesto che “mi ha fatto andare in brodo di giuggiole”
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Se tanto mi da tanto, avrei potuto scattare delle buone foto in un ambiente ricco d’opere d’arte. Un genere di fotografia che mi è congeniale perché mi consente di “metterci del mio” nel riprenderle secondo la mia personalissima visione.
Proseguendo, ho intravisto alcuni cartelli, che spuntavano da un muro (ricchi di foto e didascalie erano posti a mezzo metro da terra).
Non ho minimamente pensato a soffermarmi per studiarli, almeno quanto basta; a me interessava “la sorpresa nell’uovo” e non volevo essere suggestionato dal lavoro di altri….
E poi, poco avanti, c’erano un paio di finestroni attraverso i quali volevo dare una sbirciata all’interno.
Ed ecco cosa c’era dietro il primo !
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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE !!!
La foto è risultata sfumata per la luce che, non avendo tolto il paraluce dall’obiettivo (che avevo poggiato sul vetro (polveroso !)) si infiltrava nella parte bassa del vetro.
Dando una sbirciata al monitorino me ne sono reso conto e, “facendo ombra” con meglio potevo, ho tentato un nuovo scatto attraverso il finestrone successivo.
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Non ero più nella pelle ! Dovevo subito andare avanti per vedere cosa mi aspettava….
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Girato l’angolo, mi sono trovato davanti questo cartello… dietro il quale si intravedeva una vera miniera !
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Varcata la soglia, ecco cosa mi si è parato davanti agli occhi
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In breve, ho fatto 4-5 scatti delle opere che più mi avevano colpito perché laggiù c’era una porta a vetri che mi avrebbe sicuramente consentito di scattare qualche altra foto a quei strani rulli che avevo intravisto dai finestroni.
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Indubbiamente c’era da divertirsi con “quell’arte moderna” ma…. a me interessava riprendere quei macchinari !
La loro forma e le loro dimensioni li rendevano un boccone molto ghiotto (di opere d’arte, a Roma, che ne sono quante se ne vuole).
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Ecco, nuovamente i macchinari e qualche altro “elemento” abbandonato lungo una passerella metallica.
Troppo poco per soddisfarmi ! Dovevo uscire e cercare qualche altro punto dal quale riprendere i macchinari…..
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Proseguendo verso l’uscita, non ho potuto fare ameno di notare il manichino e, nel cercare di escludere dall’immagine l’ombra di alcuni elementi che erano davanti al manichino ho partorito l’idea della seconda immagine !
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In un reportage che si rispetti, l’inserire qualche foto che “alleggerisca” il racconto è, praticamente, obbligatorio.
Raggiunta l’uscita, ho girato a sinistra e mi sono subito “infilato” in un’altra sala espositiva.
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In fondo alla sala c’erano due persone… nel raggiungerle, per salutarle (e chiedere qualche informazione sulla mostra e sui macchinari) ho fatto un paio di scatti.
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I due signori erano i due artisti che avevano avuto l’idea di allestire la mostra collettiva e, come è giusto che sia, era toccato a loro fare da guardiani…..
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Parlando con loro è emerso che “il manichino” era opera del signore che si vede sulla sinistra. Avendo detto che lo avevo fotografato, ho chiesto cosa avesse esposto il secondo….
ed ecco il suo lavoro.
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